Il mito di Oreste e Metauro

La storia del fiume e dei sette affluenti

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L'antefatto

Al termine delle guerra di Troia, il re dei Micenei, Agamennone, rientrato ad Argo dopo dieci anni di guerra, cade nell'agguato orchestrato dalla moglie Clitemnestra con la complicità dell’amante Egisto che ne usurperà il trono. Il piccolo Oreste, figlio di Agamennone e Clitemnestra, verrà messo in salvo dalla sorella Elettra, crescerà nella Colchide e, divenuto grande, vendicherà il padre uccidendo entrambi gli amanti. Per i greci, tuttavia, il matricidio era il più grave dei peccati e gli dei inviano le Erinni a perseguitare il povero Oreste. Disperato, egli si rivolge all'Oracolo di Delfi, che sentenzierà che la liberazione dal tormento potrà avvenire solo purificandosi nel sacro fiume in cui si gettano sette affluenti.

Questo fiume è il Metauros, odierno Petrace, nei pressi di Gioia Tauro.

Cala di Rovaglioso

Oreste in Calabria

Dopo la sua liberazione dalle Erinni, Oreste avrebbe fondato un tempio di Apollo nel luogo in cui si è purificato, piantando un albero di alloro a cui avrebbe appeso la spada con cui aveva ucciso la madre. La leggenda vuole che la spada di Oreste avesse resistito in loco fino al periodo delle guerre puniche (secondo altre fonti addirittura fino al Medioevo), quando Annibale la depredò per utilizzarla in battaglia come arma invincibile. Da questo albero i cittadini di Reghion avrebbero dovuto prendere delle fronde qualora si fossero recati a Delfi per richiedere un oracolo al tempio dedicato al dio Apollo.

LO SAPEVI CHE?

In epoca storica più recente, la presenza del figlio del re di Argo nella Piana di Gioia Tauro è ricordata dalla persistenza del toponimo Portus Orestis (o Porto Oreste) presso le coste dell’attuale Palmi.

 

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