Paesaggio con soggetto mitologico

Ignoto

Paesaggio con soggetto mitologico

lbl_periodo_opera

XVIII – XIX sec.

lbl_soggetto_opera

Paesaggio

lbl_tecnica_opera

olio su tela

lbl_dimensioni_opera

cm 60×90

lbl_altre_informazioni_opera:
lbl_collezione_opera (Domenico Genoese);
lbl_proprieta_opera (Comune di Reggio Calabria);
lbl_inventario_opera (1999C)

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In una radura circondata da una fitta vegetazione pascolano alcuni ovini. In basso a destra si scorge un gruppo di tre figure, di cui quelle di un uomo seminudo disteso e un vecchio con bastone.

Personaggi: Figure maschili. Animali: Ovini

La pittura napoletana si trasforma completamente nell’Ottocento, abbandonando ogni residuo tardo-barocco o caravaggesco e inserendosi in un più vasto movimento artistico, paesaggistico e in parte romantico, che assume connotati propri con la Scuola di Posillipo tra il 1820 e il 1850.
Questo movimento affonda le sue radici nell’arte paesaggistica seicentesca di Micco Spadaro e del tardo Salvator Rosa, e si fonde con le innovazioni di artisti quali John Constable e William Turner la cui fama viene portata nella capitale del Regno di Napoli dai romantici impegnati nel Grand Tour, il viaggio obbligatorio di ogni artista del tempo nelle grandi città d’arte italiane. A questo va aggiunto anche il fenomeno dilagante di un’arte minore quale la pittura di paesaggi su fogli e piccole tele da vendere ai turisti giunti a Napoli, immortalando i paesaggi del Vesuvio, di Pompei, delle isole o di altri scorci della città. A portare alla nascita di una vera corrente pittorica di questo tipo è Antonio Pitloo, giovane olandese che giunge a Napoli nel 1815, dopo un soggiorno a Parigi a contatto con paesaggisti seguaci di Valenciennes, dove muore nel 1837, lasciandovi una grande eredità. Pitloo unisce tutte queste istanze pre-paesaggistiche e “introduce” per primo a Napoli la tecnica della pittura en plein air (“all’aria aperta”), dipingendo in splendidi olii ricchi di luce ed effetti cromatici i paesaggi più classici della città partenopea.

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