Castello a mare

Vitrioli Tommaso

Castello a mare

Period

XIX sec.

Subject

Technique

olio su tela

Size

cm 65×78

Other information:
Collection (Vitrioli);
Ownership (Comodato d’uso Comune di Reggio Calabria);
Inventory (73)

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A destra del dipinto è rappresentata una costa a picco sul mare, sulla quale si erge un castello. Un lunga scalinata congiunge l’edificio con la costa in basso a destra, dove un pescatore è intento ad ormeggiare una piccola barca. Una donna percorre la scalinata con un cesto in testa. A sinistra le onde del mare si infrangono sulla costa e in lontananza un veliero naviga lungo l’orizzonte.

Personaggi: donna, pescatore. Architetture: castello. Oggetti: barca, veliero

Nell’opera si intravedono temi e soggetti che possono ricollegarsi alle ricerche paesaggistiche della scuola di Posillipo e all’esperienze del padre Annunziato che studiò all’Accademia di belle Arti partenopea. Il dipinto si lega anche alle tematiche etiche ed estetiche dell’epoca romantica. L’idea ottocentesca del pittoresco suscita nell’artista e nell’osservatore attento avendo un pensiero arricchito da una associazione spontanea di idee agli oggetti naturali che si presentano al suo occhio, i quali così acquisiscono bellezze ideali e immaginarie; cioè bellezze che non sono percepite dal senso organico della vista, ma dall’intelletto e dalla fantasia. L’artista che segue i dettami del pittoresco, trasforma “il prato in un pezzo di terreno spezzato: pianta querce ruvide al posto di cespugli fioriti: rompi i bordi del vialetto e dagli la rozzezza di una strada: segnalala con tracce di carri; spargi alcune pietre e rami secchi; in una parola invece di rendere il tutto liscio, rendilo ruvido; e lo renderai anche pittoresco» in particolare saranno i «resti di antica architettura; la torre diroccata, l’arco gotico, i ruderi di castelli e abbazie”. Per pittura napoletana si intende quell’attività creativa pittorica che abbraccia un arco di tempo che va dal XVII alla prima metà del XX secolo e che ha interessato la città di Napoli influenzando poi tutto il meridione. La pittura napoletana si trasforma completamente nell’Ottocento, abbandonando ogni residuo tardo-barocco o caravaggesco e inserendosi in un più vasto movimento artistico, paesaggistico e in parte romantico, che assume connotati propri con la Scuola di Posillipo tra il 1820 e il 1850. A questo va aggiunto anche il fenomeno dilagante di un’arte minore quale la pittura di paesaggi su fogli e piccole tele da vendere ai turisti giunti a Napoli, immortalando i paesaggi del Vesuvio, di Pompei, delle isole o di altri scorci della città.

A portare alla nascita di una vera corrente pittorica di questo tipo è Antonio Pitloo, giovane olandese che giunge a Napoli nel 1815, dopo un soggiorno a Parigi a contatto con paesaggisti seguaci di Valenciennes, dove muore nel 1837, lasciandovi una grande eredità. Pitloo unisce tutte queste istanze pre-paesaggistiche e “introduce” per primo a Napoli la tecnica della pittura en plein air “all’aria aperta”, dipingendo in splendidi olii ricchi di luce ed effetti cromatici i paesaggi più classici della città partenopea. La pittura napoletana di fine Ottocento primi Novecento riprende le esperienze dalla Scuola di Posillipo, limitandosi però talora ad un vedutismo locale e ad un pittoricismo di facile fruizione, pur in presenza di artisti di altissimo profilo tecnico ed artistico.

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