Ritratto di Spanò Bolani

Plateroti Giuseppe

Ritratto di Spanò Bolani

Period

XIX sec.

Subject

Ritratto

Technique

olio su tela

Size

cm 76×59

Other information:
Collection ();
Ownership (Comune di Reggio Calabria);
Inventory (2083C)

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Il dipinto rappresenta il ritratto di Domenico Spanò Bolani. L’uomo baffuto, raffigurato su uno sfondo scuro, indossa un abito nero con panciotto e nella parte centrale si intravede la catena di un orologio. Il ritratto mette in luce le caratteristiche fisiognomiche e introspettive del personaggio, ma l’artista, nell’essenzialità della composizione, si sofferma sull’analisi descrittiva di un oggetto personale.

Personaggi: uomo

Domenico Spanò Bolani (Reggio Calabria, 12 aprile 1815 – Reggio Calabria, 29 giugno 1890) nacque da Antonio e da Anna Genoese. Lo studio dei classici italiani fece crescere in lui l’amore per la patria e per la libertà. Il 1º marzo 1838 riuscì a realizzare il primo numero del giornale la Fata Morgana.  Il giornale dunque raccolse attorno a sé molti giovani liberali, tra cui il canonico Paolo Pellicano, Gaetano Ruffo, Francesco Saverio Salfi e tanti altri che, sotto l’ardore letterario, nascondevano l’amore patriottico. Fata Morgana fu soppresso nel 1847. Lo Spanò Bolani fu solamente iscritto nella lista degli attendibili, cioè tra i sospettati di liberalismo, sorvegliati attentamente dalla polizia. Compose la sua “Storia di Reggio”, pubblicata in prima edizione a Napoli nel 1857. Nel febbraio del 1860 fu eletto sindaco di Reggio, ma appena Francesco II diede la costituzione, dietro interessamento di Demetrio Salazar e di Salvatore Rognetta andati a Napoli appositamente per far destituire Giuseppe Dentice d’Accadia, borbonico e reazionario, Liborio Romano nominò lo Spanò Bolani funzionante intendente. Con l’arrivo di Garibaldi, dopo la Battaglia di Piazza Duomo del 21 agosto, lo Spanò Bolani lasciò il suo posto di Intendente e si ritirava quindi a vita privata per dedicarsi ai suoi studi. Nel 1862 fece parte dell’ambasceria che si recò a Melito di Porto Salvo per convincere Garibaldi a non marciare su Reggio, fortemente presidiata da truppe regie, per evitare danni alla città. Garibaldi si lasciò convincere e prese la via dei monti che da Melito, attraverso Bagaladi conduce sull’Aspromonte. Nel 1865 fu eletto deputato del collegio di Reggio e alla Camera sedette tra i moderati, pur non mancando di difendere gli interessi della sua terra, anche contro il suo stesso partito. Nel 1867 la Camera fu sciolta ed egli non volle più ripresentare la sua candidatura. Fu sempre nelle amministrazioni comunali e provinciali della sua città, fino alla morte. Durante il colera del 1887, da sindaco, si prodigò in favore della popolazione sofferente. Morì il 29 giugno del 1890.

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