Paesaggio con scena di pascolo e torre

Salvator Rosa

Paesaggio con scena di pascolo e torre

Periodo

XVII sec.

Soggetto

Paesaggio

Tecnica

olio su tela

Dimensioni

cm 32×75

Altre informazioni:
Collezione ();
Proprietà (Comune di Reggio Calabria);
Inventario (1978C)

Il paesaggio presenta al centro una torre di avvistamento che fa da sfondo alla tranquillità agreste composta da contadini, mandriani, pastori e animali

Personaggi: uomini. Animali: pecore, cavalli

L’opera mostra numerose affinità con i paesaggi di Salvator Rosa come per la scelta dei colori scuri usati per creare un atmosfera intima e raccolta. Il paesaggio raffigurato fa emergere una architettura turrita, tipica del paesaggio meridionale e napoletano del Seicento a difesa dalle invasioni saracene. L’insieme pittorico esalta la bellezza e la tranquillità agreste con personaggi a piedi e a cavallo. Il dipinto di sicura scuola napoletana rientra in quell’attività creativa pittorica che abbraccia un arco di tempo che va dal XVII alla prima metà del XX secolo e che ha interessato la città di Napoli influenzando poi tutto il meridione.
Questo dipinto è attribuito dagli studiosi locali a Salvator Rosa, personalità poliedrica che testimonia un certo interesse alla produzione artistica alle tematiche più disparate, dalle battaglie all’arte sacra fino all’ultima ma fondamentale produzione di paesaggi selvaggi e fantastici di gusto quasi romantico.
L’arte napoletana assume una dimensione più forte e radicata solo a partire dal Seicento, quando diversi importanti pittori si fanno eredi della lezione del Caravaggio (pittura di genere: paesaggio, natura morta, scene di vita quotidiana) che proprio a Napoli tra il 1607 e il 1610 soggiorna e sviluppa la sua arte. Gli artisti come Ribera, Giordano, Caracciolo, Stanzione e Preti, accompagnati da altri esponenti che sono stati di passaggio a Napoli nella prima metà del Seicento, come Guido Reni, Domenichino, Giovanni Lanfranco, saranno motivo di grande influenza per le generazioni che seguiranno contribuendo direttamente e indirettamente all’evoluzione della pittura locale. In particolar modo, gli arrivi del Domenichino e del Lanfranco (che stazionarono in città per circa un decennio) furono motivo di respiro per la pittura partenopea, fino ad allora troppo incentrata sulla scuola di Caravaggio e sui suoi seguaci. A tutti questi nomi, si affiancano quelli di altri artisti le cui opere sono oggi conservate nei più importanti musei d’Europa: Bernardo Cavallino, Salvator Rosa, Bernardo De Dominici, Lorenzo e Andrea Vaccaro, Francesco Guarini, Giovan Battista Ruoppolo, Giuseppe Recco.

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