Nonostante sia ormai andato quasi tutto distrutto, il Castello dell’Amendolea, detto anche Ruffo di Amendolea, è uno dei più grandi simboli greci della provincia di Reggio Calabria. Vittima di numerose incursioni saracene, profondi rifacimenti e altro ancora a oggi il castello ci appare come rudere, pur occupando una buona porzione della rupe in cui fu costruito per la posizione dominante di difesa.
Un’architettura ancora riconoscibile
Ubicato nella frazione del Comune di Condofuri, a circa 400 metri slm, attualmente il Castello è formato da due parti riconoscibili. Una è l’ingresso di forma parallelepipeda, separato grazie a un muro di cinta dalla zona residenziale. E la seconda è la sala rettangolare (Palacium Castri) di quest’ultima, con pareti molto alte e finestre ad arco e piccole torri di cui una, isolata, fungeva da mastio. Con una pianta irregolare e robusti muraglioni, il Castello ospita al suo interno anche una torre cappella, costruita in età normanna. Al secondo livello della torre, vi è una piccola chiesa a pianta absidale con ingresso orientato verso sud, come da tradizione bizantina. Il castello fu rimaneggiato più volte, fino al terremoto del 1783 che ne determinò importanti cedimenti.
LO SAPEVI CHE?
Sotto il Castello sorgeva l’antichissimo borgo di Amendolea, di cui sono visitabili i resti. Nel paese e nei pressi, persiste ancora il dialetto derivato dalla cultura della Magna Grecia calabra.
Amendolea, un borgo quasi eterno
L’apertura del panorama verso il Mar Ionio, rende l’area del Castello dell’Amendolea unica nel suo genere. Se le fortezze contro le incursioni turche e saracene sono diffusissime in Calabria, il Castello di Amendolea rappresenta quella che è rimasta più a lungo in voga. Infatti il vecchio borgo di Amendolea, che si trova nella parte sud-ovest dell’altura dove sorge il Castello, è stato abitato fino all’alluvione del 1953. La sua nascita si stima intorno al XIII secolo, in epoca angioina. Un grande viaggio fino ai giorni nostri!