Pastorale

Vitrioli Tommaso

Pastorale

Periodo

XIX sec.

Soggetto

Tecnica

olio su tela

Dimensioni

cm 50×76

Altre informazioni:
Collezione (Vitrioli);
Proprietà (Comodato d’uso Comune di Reggio Calabria);
Inventario (51)

Nella parte centrale del dipinto è ambientata tutta la scena. Il pastore con in mano il bastone per il pascolo è in sella su di un asino e nel frattempo dirige gli ovini ed i caprini. Sul lato sinistro e destro si nota la campagna e nella parte alta il cielo con qualche nuvola.

Personaggi: Pastori. Animali: Mucche, capre, vitello

Nell’opera si intravedono temi e soggetti che possono ricollegarsi alle ricerche paesaggistiche della scuola di Posillipo e all’esperienze del padre Annunziato che studiò all’Accademia di belle Arti partenopea. Per pittura napoletana si intende quell’attività creativa pittorica che abbraccia un arco di tempo che va dal XVII alla prima metà del XX secolo e che ha interessato la città di Napoli influenzando poi tutto il meridione. La pittura napoletana si trasforma completamente nell’Ottocento, abbandonando ogni residuo tardo-barocco o caravaggesco e inserendosi in un più vasto movimento artistico, paesaggistico e in parte romantico, che assume connotati propri con la Scuola di Posillipo tra il 1820 e il 1850.

A questo va aggiunto anche il fenomeno dilagante di un’arte minore quale la pittura di paesaggi su fogli e piccole tele da vendere ai turisti giunti a Napoli, immortalando i paesaggi del Vesuvio, di Pompei, delle isole o di altri scorci della città.

A portare alla nascita di una vera corrente pittorica di questo tipo è Antonio Pitloo, giovane olandese che giunge a Napoli nel 1815, dopo un soggiorno a Parigi a contatto con paesaggisti seguaci di Valenciennes, dove muore nel 1837, lasciandovi una grande eredità. Pitloo unisce tutte queste istanze pre-paesaggistiche e “introduce” per primo a Napoli la tecnica della pittura en plein air “all’aria aperta”, dipingendo in splendidi olii ricchi di luce ed effetti cromatici i paesaggi più classici della città partenopea.

La pittura napoletana di fine Ottocento primi Novecento riprende le esperienze dalla Scuola di Posillipo, limitandosi però talora ad un vedutismo locale e ad un pittoricismo di facile fruizione, pur in presenza di artisti di altissimo profilo tecnico ed artistico.

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