Pontefice che studia alla presenza dello Spirito Santo e di due angeli

Platone G.

Pontefice che studia alla presenza dello Spirito Santo e di due angeli

Periodo

XVIII sec.

Soggetto

Sacro

Tecnica

olio su tela

Dimensioni

cm 88×102

Altre informazioni:
Collezione ();
Proprietà (Comune di Reggio Calabria);
Inventario (2031C)

La composizione raffigura un pontefice, riconoscibile dagli abiti sacri riccamente lavorati, che tiene poggiato sulle ginocchia un libro e volge lo sguardo verso la colomba, simbolo dello spirito santo che si innalza su di esso. A destra del Santo Padre figurano due angeli, uno di loro ha lo sguardo rivolto verso lo Spirito Santo.

Personaggi: Pontefice, Angeli. Simboli: Spirito Santo. Animali: Colomba

Nell’opera si riscontrano i seguenti attributi iconografici relativi al Pontefice e il simbolo dello Spirito Santo: la tiara papale o triregno (in latino: thiara o triregnum) è una particolare corona utilizzata dai Papi sino alla seconda metà del secolo XX come simbolo di sovranità. Si tratta di un copricapo extra-liturgico con infule, utilizzato particolarmente nel corso della cerimonia dell’incoronazione, di foggia conica (su modello delle tiare mediorientali) più o meno rigonfia, inanellato da un numero di diademi via via accresciutosi sino ad un numero di tre (da cui il nome triregno) e sormontato da un piccolo globo crucigero. Le tre corone sovrapposte della tiara papale indicano il triplice potere del pontefice: Padre dei principi e dei re, Rettore del mondo, Vicario di Cristo in Terra. Secondo un’ulteriore interpretazione, le corone potrebbero rimandare anche alle tre caratteristiche della Chiesa: militante, sofferente, trionfante. Il piviale (detto anche pluviale, cappa, mantus) è un paramento liturgico utilizzato nella Chiesa cattolica, nella Chiesa Anglicana e in altre confessioni cristiane. Consiste in un ampio mantello con abbozzo di cappuccio (prende appunto il nome dal latino Pluvialis ovvero mantello per la pioggia, munito di cappuccio). È chiuso davanti con un fermaglio, detto razionale. Il suo uso all’esterno giustificava, pertanto, la presenza del cappuccio. Ciò che rimane di quest’ultimo è il cosiddetto “scudo” posteriore. Esso viene usato, nei vari colori liturgici, in molte azioni liturgiche, eccettuata la Messa. Lo si indossa dopo la stola sopra la cotta o sopra il camice. Il piviale è un manto liturgico lungo quasi fino ai piedi, aperto sul davanti e fermato sul petto con un fermaglio; disteso esso ha la forma di un semicerchio con il raggio da 1 metro e 40 a 1 metro e 60 centimetri. La colomba dello Spirito Santo è uno dei simboli più diffusi nell’iconografia cristiana. Nei Vangeli (Mt 3,16; Mc 1,10; Lc 3,22;Gv 1,32) la colomba viene vista scendere dal cielo da Giovanni Battista durante il Battesimo di Cristo. Per questo inizialmente l’animale venne associato al battesimo (come in Tertulliano o in rappresentazioni artistiche del IV secolo).Nei codici miniati del V e VI secolo la colomba non è più univocamente collegata al battesimo e assume il ruolo di simbolo dello Spirito Santo in episodi come l’Annunciazione o le raffigurazioni della Trinità (come fece dipingere san Paolino a Nola nel V secolo). In seguito la colomba ebbe un significato ancora più ampio, arrivando a contraddistinguere tutte le azioni divine nell’umanità. Ad esempio nel IX secolo si trova san Gregorio comunemente affiancato da una colomba che rappresentava l’ispirazione divina che lo assisteva. Nel XV secolo una miniatura mostra una colomba accanto a Daniele tra i leoni. Il simbolo della Chiesa evangelica della riconciliazione raffigura una colomba (simbolo dello Spirito) davanti alla croce. Il cerchio che delimita il disegno reca il nome del gruppo e il motto “Riconciliare servendo”.

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