Veduta del Castello di aragonese Ischia

Ignazio Lavagna Fieschi

Veduta del Castello di aragonese Ischia

Periodo

XIX sec.

Soggetto

Paesaggio

Tecnica

olio su tela

Dimensioni

cm 50×73

Altre informazioni:
Collezione (Monsolino – Lavagna – De Blasio);
Proprietà (Comune di Reggio Calabria);
Inventario (2065C)

Vedute: Ischia, castello aragonese, Vesuvio. Paesaggi: marino. Piante: pini marittimi, agave. Figure. Architetture: castello. Mezzi di trasporto: barche.

Il dipinto proviene dalla Collezione Monsolino-Lavagna-De Blasio acquistata dal soppresso Museo Civico di Reggio Calabria l’anno 1915, e fa parte di un lotto di 14 quadri di paesaggio, registrati in un unico blocco di nume ri, dal 2063 al 2076, dell’Inventario del Museo Civico del 1915, che racco glie per intero la produzione pittorica di Ignazio Lavagna-Fieschi nota si no ad oggi (Geraci 1965; 1971; 1975). Il dipinto non reca la sigla che in genere si trova apposta col pennello rosso sulle tele del Lavagna, il che deve aver indotto a crederla di altro autore, tanto che lo stesso Geraci (1971-1975) la espunge dal catalogo delle opere del Lavagna-Fieschi. In realtà gli elementi stilistici non consentono affatto di dubitare dell’autografia del dipinto, certamente eseguito dal Lavgna-Fieschi nel periodo della formazione pittorica napoletana, svolta presso Salvatore Fergola tra il 1837 ed il 1850. Una simile datazione è confortata anche dall’omogeneità di stile che informa la serie dei paesaggi reggini, tutti peraltro eseguiti in un brevissimo torno di anni, dai quali emerge una personalità pittorica piuttosto debole, talvolta incapace di superare un certo dilettantismo artistico, ma attenta a cogliere le suggestioni che provengono dalle ricerche della contemporanea pittura di paesaggio. Particolarmente accattivante apparve al Lavagna-Fieschi l’esempio fornito dalla cosiddetta Scuola di Posillipo e da alcuni suoi appassionati interpreti quali Smargiassi, Pitloo ma soprattutto Giacinto Gigante (Valente 1997), che portarono il pittore reggino verso un uso più libero della pennellata e verso un’impostazione compositiva più moderna, non più rigidamente legata al modulo classicista di hackertiana memoria appreso dal Fergola, risolta però nella consueta approssimazione pittorica del Lavagna-Fieschi.

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