Comune dalle antiche origini situato nell’alta valle della Fiumara Sant’Agata, deve il suo nome alla pianta del cardo (kαρδίτο in greco, cardìto in greco calabro). La desinenza –eto in greco indica un territorio, così Cardeto sarebbe la terra dei cardi.
Le fonti storiche fanno risalire il primo nucleo abitato all’XI secolo, quando per decreto di Basilio I, imperatore di Bisanzio, la sede vescovile di Reggio fu elevata a "Metropoli dei possessi bizantini dell'Italia meridionale".
Nel 1563 il paese venne dato alle fiamme per ordine dell’inquisitore spagnolo Pietro Pansa e recenti ricerche sembrano dimostrare che ciò fosse dovuto al ripudio delle antiche usanze del borgo greco. Per secoli fu a lungo dipendente dal feudo di Sant’Agata, acquistando l’autonomia con la riforma napoleonica del 1806.
Da vedere
Il borgo è disseminato di beni culturali come la Chiesa Patronale, dedicata a San Sebastiano, risalente al XVII secolo e ristrutturata dopo i vari terremoti. Merita una visita anche l’Abbazia di S. Nicola di Foculica (di cui si hanno notizie a partire dal 1310), in località Badìa, la cui esistenza è attestata già dal 1643. A pochi chilometri dal centro si trova il Santuario di S. Maria Assunta Mallamace, un tempo antico monastero basiliano eremitico. All’interno del Santuario è custodita una statua della Madonna, opera di bottega siciliana, finemente decorata in oro e risalente agli inizi del diciottesimo secolo.
La persistenza della lingua greca
Nel 1561 il paese risulta avere 1108 fuochi (famiglie) che è il dato più alto rilevato in Cardeto; a quel tempo la popolazione doveva essere per la maggior parte di lingua greca ma capace di esprimersi nell’uno e nell’altro idioma (dialetto romanzo e greco), come sarà testimoniato ancora due secoli più tardi.
Nel 1595 Mons. Annibale D’Afflitto visitò il borgo assieme al parroco di Cardeto, da lui detto “il greco”, Giuseppe Bova, presso la Chiesa di Cosma e Damiano, oggi non più esistente. Importanti in tal senso le testimonianze dello storico rinascimentale Barrio, che nel 1571 scriveva così:
«Agatha graecum oppidum [...] Sunt in hoc agro pagi Cardetum et Misoripha. Incolae in communi sermone latina et graeca lingua utuntur, rem vero divinam graeca lingua graecoque ritu faciunt».
E anche la testimonianza dello storico locale Marafioti nel 1601:
«Dalla Motta partendoci n'incontra il fiume S. Agata, e sovra il fiume in un luogo alto circondato di sassosi precipitij, sta fabricato il castello chiamato S. Agata, nelle cui campagne sono due casali, cioè Cardito e Misorifa [...] In questo castello [...] gli uomini e donne sono molto accorti et animosi e parlano la lingua greca e nella stessa lingua si celebra la loro santa Messa, si ministrano i Sacramenti e si recitano i divini Uffizij».
Più tardi invece la lingua risulta in declino: scrive così nel 1820 il filologo tedesco K.Witte, che visitando l'Aspromonte grecanico scriveva:
"In Cardeto parlasi un certo greco corrotto ed è il primo paese da questa parte della Provincia dove si parli il greco e l'italiano, ma il primo idioma in questo paese si parla da pochi".
Personaggi illustri: il Cardinale Luigi Tripepi
Il card. Luigi Tripepi è il più illustre cittadino di Cardeto e fu uno dei più acuti apologeti degli ultimi due secoli. Nacque il 21 giugno 1836 (in una abitazione ancora esistente) dai genitori don Antonino Tripepi e donna Margherita Manuardi. Studiò presso il seminario locale e presto divenne famoso per le sue capacità in diverse materie: latino, greco, teologia , storia , teologia morale e dogmatica. Si trasferì a Roma dove si laureò presso l’università Gregoriana e nel 1864 fu ordinato sacerdote. Rimase a Roma per più di 40 anni, fino alla sua morte nel 1906. Scrisse circa 200 opere in diverse lingue su una vasta gamma di argomenti, tra cui: teologia, storia ecclesiastica, apologetica e poesia in greco, latino e italiano. In origine gesuita , lasciò l'ordine nel 1865 e successivamente fu nominato per una serie di importanti incarichi nella Chiesa. Nel 1868 fu nominato cappellano privato e beneficiario della patriarcale basilica lateranense . Nel 1878 fu nominato Canonico di San Lorenzo in Damaso e, l'anno successivo, della basilica di San Giovanni in Laterano. Nel 1885 fu nominato canonico di San Pietro. Tra i seguenti incarichi ricoperti fu: Prelato referendario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica (1883); segretario della Commissione cardinalizia per gli studi storici (1884); prefetto dell'archivio della Santa Sede (1892); segretario della Congregazione dei Riti (1894); Sostituto della Segreteria di Stato (1896). Fu creato Cardinale-Diacono di Santa Maria in Domnica da Papa Leone XIII il 15 aprile 1901. Fu anche direttore dell’Osservatore Romano. Successivamente fu anche Prefetto della Congregazione per le Indulgenze e Sacre Reliquie , presidente dell'Accademia di Religione Cattolica e pro-prefetto della Sacra Congregazione dei riti. Il card. Tripepi morì a Roma il 29 dicembre 1906. Fu sepolto nella cappella del Capitolo della Basilica Vaticana nel Cimitero di Campo Verano a Roma. Nell'ottobre 1993 le sue spoglie furono trasferite a Mallemace, presso Cardeto, e collocate in un piccolo mausoleo a lui intitolato e costruito nei pressi del famoso santuario dedicato alla Santa Madre di Gesù, la Madonna Assunta di Mallemace, alla quale fu devoto fin dall'infanzia. Il mausoleo è meta di pellegrinaggi e fonte di ispirazione per molti fedeli.
La sua produzione letteraria mostra il suo amore per il diletto paesello natìo. Le opere pubblicate dal Cardinale ascendono a circa duecento e molte di esse constano di più volumi. Questo amore per suo paese natale diventa lampante nel carme latino, tratto dall’opera i Papi e Maria – Nuovi carmi latini e greci dove sotto il titolo La Divozione alla Vergine e il mio villaggio natale scrive:
«O terra di Cardeto nell’alto dei monti,
che sei detta splendida per ogni specie di doni
Non per le verdeggianti colline e le mormoranti sorgenti,
Ma perché germogli devota alla Fanciulla di Iesse.
Te sempre canterò con l’armonia della dolce lira,
te sempre preferirò fra tutte le terre».
La forza delle tradizioni
Cardeto è nota in tutto il territorio reggino per le sue tradizioni folkloristiche che affondano le radici nel mondo magno-greco: il gruppo "Asprumunti" di Cardeto, infatti, è uno dei più antichi e prestigiosi gruppi folkloristici della Calabria. Già nel 1928, l'attuale presidente onorario, Domenico Fedele, ballò alla presenza del Principe Umberto di Savoia, il quale rimase impressionato. Il gruppo vanta anche comparse in prestigiosi film degli anni ‘50, come "Patto con il diavolo", "Il brigante di Tocca Lupo" e "Carne inquieta". Negli anni più recenti è stato orgoglioso di vincere per due anni consecutivi (1999-2000) il "Festival Internazionale del Folklore" a Mattinata.
Ma la particolarità e la straordinarietà del gruppo "Asprumunti" si evidenzia soprattutto nel ballo: la "Ballata Cardoleda" testimonia oggi antiche memorie della civiltà magnogreca, ancora presenti nell'area grecanica dell'entroterra aspromontano. La "Cardoleda" ha dunque origini che vanno ricercate nelle arcaiche radici della danza greca. Ancora oggi, vedendo ballare i componenti del gruppo, è possibile notare come i danzatori si lascino trascinare, abbandonandosi spontaneamente al ritmo: la danza assume quindi un significato liberatorio-comunicativo, in cui emergono infiniti rituali simbolici, reminiscenze della potente civiltà colonizzatrice. Oggi il gruppo è formato soprattutto da giovani cardetesi ai quali è stato tramandato l'amore e la devozione per il folklore e la tradizione.
Tra le feste si ricordano: il 20 agosto, Festa Patronale di San Sebastiano; il Ferragosto Cardetese; la Sagra della Castagna (ultima settimana di ottobre, ma variabile in base alla produzione annuale). Negli ultimi anni storici del posto stanno cercando di valorizzare e recuperare il patrimonio linguistico greco. Il punto di riferimento resta l’opera di Rohlfs e di Giuseppe Falcone, filologo che negli anni ’60 e ’70 eseguì delle ricerche sui dialetti greci della Calabria individuando in Cardeto un gruppo di ellenofoni e delle varianti rispetto alla lingua della Bovesia.