La provincia di Reggio Calabria conserva numerosi capolavori dell’arte rinascimentale; tra questi un posto di rilievo hanno di sicuro le numerose statue create dalla sapiente mano di Antonello Gagini, ospitate in vari luogo di culto. Antonello Gagini, definito nell’opera Vite dal Vasari “Antonio da Carrara, scultore rarissimo”, operò per oltre dieci anni tra la Sicilia e la Calabria. Dalla sua bottega di Messina provengono l’Annunciazione di Bagaladi, il Busto della Madonna con bambino di Sinopoli Superiore e il Monumento sepolcrale di Iacopo Carafa, ospitato nella chiesa Madre di Caulonia.
Il suo capolavoro: la Madonna degli Angeli
Custodita nella chiesa di San Marco a Seminara, la Madonna degli Angeli rappresenta il capolavoro dell’artista palermitano in terra calabrese. Sullo scannello della scultura sono raffigurati: l’Ecce homo, la Maddalena, l’Annunciazione e la Dormitio Virginis.
Le scene sono ispirate al racconto dei Vangeli Apocrifi, ripresa in epoca medievale nelle fonti cattoliche della Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine. Di particolare interesse è l’immagine della Dormitio; qui la Vergine giace addormentata sul letto di morte attorniata dagli apostoli e protetta dall’alto dall’immagine del Cristo. L’approccio iconografico dell’opera è ispirato al modello ortodosso bizantino della Madonna Odigitria (colei che mostra la via) qui incentrata dal Gagini sull’intensità del rapporto madre-figlio, sottolineato al viso della Vergine beato e pensoso.
L’Annunciazione di Bagaladi
Il gruppo dell’Annunciazione, ospitato nella chiesa di San Teodoro Martire di Bagaladi, restaurato nel 2015 è ritornato al suo originario splendore dopo i danni subiti in occasione del terremoto del 1908.
Ispirandosi per l’occasione alla scuola toscana, lo scultore siciliano plasmando le figure dell’Arcangelo Gabriele e Maria, riesce a cogliere gli aspetti psicologici dei protagonisti del racconto evangelico, assolvendo anche ad una missione pastorale e catechetica dell’arte religiosa.
Tutte le immagini sacre scolpite dal Gagini per i committenti reggini, sono scevre dal carattere della serialità tipiche delle officine artistiche dell’epoca, per questo raccolsero da subito l’ammirazione di ecclesiastici e fedeli, così per come vennero concepite, con genio e devozione.