Questo territorio ritagliato tra mare e montagna ha prodotto un’interessante combinazione di sapori e colori dove il solo elemento che manca in abbondanza è il cereale per la mancanza fisica di un terreno piano sufficiente a garantirne una coltivazione sostenibile. La sola pianura è quella di Gioia Tauro, nella quale tradizionalmente sono impiantati l’agrume e l’olivo.
Per raccontare la tradizione enogastronomica di questo angolo di Calabria è impossibile prescindere in primis da lui: l’olio d’oliva, insieme alle olive da tavola prodotte dagli ulivi saraceni del locrese. Non meno imprescindibili sono le carni: capra, cinghiale, ma soprattutto quella pregiata di maiale che dà origine al prelibato capocollo di Ferruzzano e Pietrapennata, stagionato nei catoji, cantine ricavate nella roccia.
E poi il mare, che oltre al pescato tradizionale fatto di alici, aguglie, costardelle, sarde, surici, spatole e pescespada - proveniente soprattutto dalla zona di Bagnara e Scilla - ha aggiunto ai piatti di questa terra lo “stocco” (che conosciamo come stoccafisso).
Infine, i dolci tipici: dal gelato artigianale ai mostaccioli, dalle susumelle allo stomatico, è un trionfo di zucchero per coccolare il palato.
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Il Pellaro, corposo rosso calabrese
Il Pellaro è un vino rosso IGT piuttosto ricercato che prende il nome da un quartiere a sud di Reggio Calabria in cui si estendono ettari di soleggiati vigneti. Si ottiene da tre differenti varietà di uve autoctone: Calabrese, Alicante e Castiglione e presenta una gradazione alcolica sostenuta.
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