Fondato nel IX secolo a.C. dagli abitanti dell’antica Delia, colonia locrese situata alla foce della fiumara San Pasquale. Il suo nome ha origini greche, άπριχος (aprichos) luogo luminoso, posto al sole.
Africo Vecchio
Fondato nel IX secolo a.C. dagli abitanti dell’antica Delia, colonia locrese situata alla foce della fiumara San Pasquale. Il suo nome ha origini greche, άπριχος (aprichos) luogo luminoso, posto al sole.
Nel corso dei secoli fu associata al Casale di Bova. Dopo la fine del feudalesimo divenne comune autonomo, vedendosi assegnata anche la frazione di Casalnuovo. Il consolidamento del territorio, predisposto dallo stato italiano nel 1930, nulla potè di fronte alla distruzione posta in essere dall’alluvione del 1951. Infatti, il 18 ottobre di quell’anno, l’antico sito del borgo venne travolto da un fiume di detriti di fango; tutto quello che aveva resistito per secoli fu cancellato dalla forza della natura, non ultimi i numerosi terremoti che hanno segnato la storia di tutta la Calabria.
Il governo dell’epoca propose una ricostruzione dell’interno paese sulla costa a oltre diciotto chilometri di distanza da quella che oggi è chiamata Africo vecchia. Uno sradicamento doloroso che spostò la maggior parte della comunità degli africesi nell’attuale sito che prende il nome di Africo nuovo, solo un numero esiguo di famiglie rifiutò il trasferimento verso la marina, abitando ancora oggi gli alloggi costruiti in località Campusa.
Africo Nuovo
Il paese nasce dallo spostamento di Africo vecchio e della sua frazione di Casalinuovo. Il nuovo insediamento abitativo venne costruito ex novo presso “Lacco della quercia” una zona compresa tra Capo Bruzzano e fiumara La Verde.
Incantevole ed incontaminata la sua spiaggia, notissima la scogliera e le meravigliose “vasche” di Africo dove lo Jonio disegna colori unici in acque cristalline.
Il culto di San Leo
I ricercatori, dopo attenti studi su reliquie e reperti, in assenza di documenti, sul santo esiste solo una fonte orale trasmessa sotto forma di orazione, sono ormai concordi che la nascita di S. Leo possa essere fissata attorno alla fine del XI secolo a Bova. Sin da bambino mostrò i segni della sua santità, tanto che a soli dodici anni compì il grande passo, abbandonando la vita materiale e seguendo la spiritualità dell’Ordine dei frati Basiliani.
Il convento dei monaci al tempo si trovava nel territorio di Africo. In una celletta del convento il giovane Leo trascorre il periodo del suo noviziato, fra preghiere, ascesi e penitenze. Ritiratosi in una caverna nei Campi di Bova, vive pregando e lavorando la resina che trasformata in pece viene venduta per ricavarne sostentamento per i poveri. La sua aurea di santità lo precede, schivo e umile, decide allora di passare lo Stretto per trovare quiete presso Rometta. Sentendosi approssimare la morte chiese di rientrare ad Africo dove morì.
Chiesa di San Leo
In stile bizantino ad un’unica navata con abside semicircolare e campanile. Al suo interno è possibile ammirare una statua di marmo del Santo, risalente al 1635, di artigianato locale. Distrutta dopo l'alluvione del 1951 è stata restaurata ma, mentre l'esterno conserva ancora la foggia originale, l'interno è completamente rifatto. Dal 1972, ogni 12 maggio, giorno in cui gli africesi festeggiano il loro santo patrono, la chiesa è diventata meta di pellegrinaggi.
Da paese dimenticato a sorgente di storie e cultura
In nessun altro borgo della provincia reggina come ad Africo la cultura ha trovato terreno fertile per raccontare e scrivere storie. Da Saverio Strati a Gioacchino Criaco, passando per Corrado Stajano, grandi scrittori hanno raccontato il vissuto di questa comunità e le sue vicende in grandi pagine di letteratura dando anche vita a produzioni cinematografiche. Tra queste vanno ricordati: “SOS Africo” di Elio Ruffo, “Anime Nere” di Francesco Munzi e “Africo” di Mimmo Calopresti.
L’esperienza di “Insieme per Africo” giovani per il cambiamento
Grazie ad un protocollo d’intesa fra l’Ente Parco d’Aspromonte e l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, dal 2016 i giovani dell’associazione Insieme per Africo hanno in gestione il rifugio Carrà a 940 mt. di altezza fra boschi di querce e castagneti. L’associazione no-profit si batte per fare conoscere le bellezze del territorio di Africo, dalle cascate dell’Aposcipo all’itinerario basiliano, di cui il rifugio Carrà rappresenta una tappa storica e suggestiva.