Taurianova: il crocevia urbano di antiche contrade

Alle origini della “Nuova Taureana"

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Il comune di Taurianova nasce ufficialmente nel 1928 dall'unione di tre piccoli borghi preesistenti: Terranova Sappo Minulio, Radicena, Jatrinoli e l'assegnazione di una serie di frazioni e contrade tra le quali San Martino, Amato, Pegara e Scroforio. Secondo la tradizione storica tutti questi centri abitati sarebbero stati fondati dai profughi dell'antica città costiera di Tauriana distrutta dai Saraceni nel X secolo d.C. In modo particolare fra questi va ricordata la frazione San Martino, che nel medioevo dava il nome a tutta l’attuale piana di Gioia Tauro, denominata Plana Sancti Martini e nel corso dei secoli XI, XII e XIII, rivestì un ruolo importante per tutta la Calabria in campo politico e religioso. Infatti, qui Ruggero il Normanno celebrò il proprio matrimonio con Giuditta di Gautmesmil, nel castello del quale oggi resta soltanto qualche rudere, elevandola a contea, al pari di Gerace, Mammola, Oppido, San Giorgio.

Taurianova

Gli antichi nuclei di Radicena-Jatrinoli

Le origini di Radicena si fanno risalire al 1050, data di donazione della monaca Kometo, vedova di Giovanni, discendente da Elia Erotikes, alla chiesa di Oppido Mamertina. L’eminente bizantinologo Andrè Gouillon ha dimostrato, attraverso fonti documentate, l'esistenza del monastero di Santa Lucia, testimoniando così l’esistenza di questo nucleo abitativo fin dal periodo bizantino; mentre il famoso linguista tedesco Gerhard Rholfs scrive che il nome di Radicena deriva dal latino tardo (radice), e quello di Jatrinoli dal dialetto Jatrinuni e Jatrinni che sembra scaturito da Jatridoni, discendenti dalla famiglia Jatridi, di origine greca.

 

La città dei palazzi gentilizi

Taurianova possiede molti palazzi nobiliari, famosi per i loro portali. Tra questi si distinguono per pregio: il Palazzo Zerbi del 1786, al cui interno sorge la chiesa settecentesca di San Nicola, dotata di uno splendido portale barocco finestrato; il Palazzo Loschiavo di Pontalto, oggi sede della Compagnia dei Carabinieri, il Palazzo de Leonardis e il Palazzo Contestabile nel rione Jatrinoli.

Le chiese

La Chiesa Matrice di Santa Maria delle Grazie, è il più grande edifico di culto del borgo; la facciata è ornata da arcatelle e rosone e fiancheggiata da due torri campanarie a pianta quadrata. All’interno è possibile ammirare numerose statue sacre e due campane in bronzo provenienti da chiese distrutte dal terremoto del 1736.

La Chiesa del Rosario è invece la più antica; prima dedicata a San Basilio e subito dopo a Santa Maria della Misericordia, venne fondata nel 1537. Nel convento domenicano annesso all’edificio soggiornò l’imperatore Carlo V. Nel 1908 la Chiesa fu danneggiata, ma presto venne restaurata. La struttura architettonica dell’edificio sono di tendenze neoclassiche. I quadri della Vergine di Pompei e l'altare dedicato alla Madonna del Carmine, sono opera di Michele Bacillari di Serra San Bruno.

In Jatrinoli, ricca d'arte è la Chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo che si componeva di tre navate con cupola nell'incrocio dei bracci. Sconquassata dai vari terremoti, venne demolita per ordine del Regio Genio Civile, mantenendo solo i muri perimetrali, quelli interni del coro e tronconi dei pilastri della navata centrale. L'edificio è stato ricostruito ad ossatura di membrature di legno, formante un'armatura completa da per sé stante dalle fondamenta al tetto. Tra le opere importanti custodite abbiamo una statua di marmo attribuita ad ignoto autore del 1400 o del 1500, rinvenuta tra le rovine della Chiesa parrocchiale di Bracadi, villaggio che sorgeva in prossimità dell’antico Monastero di Muscimini. Il quadro più importante è quello raffigurante San Pietro, dipinto in tela che rappresenta il pentimento del Santo. L'effigie è di un rozzo pastore che, seduto tenendo le braccia nerborute e nude sino al gomito, distese sull’addome e conserte le dita delle mani, mostra il suo vivo rammarico, mentre grosse lacrime gocciolano dagli occhi sulle gote. Un'altra statua è quella di San Paolo, in cornice di legno verniciato. Pregevole è anche il dipinto su tela di Nostra Signora del Rosario.

 

La festa patronale: storia di un miracolo

Alla fine del 1800, si verificò a Radicena il miracolo della Madonna della Montagna. Il latinista taurianovese Francesco Sofia Alessio, testimone oculare dell’evento, così lo descrive: "Era la sera del 9 Settembre del 1894, la venerabile immagine di Maria SS.ma della Montagna, patrona della città di Radicena, stava esposta nella chiesa alla venerazione dei fedeli. Si era celebrata la festa il giorno precedente. Erano le ore 7 pomeridiane, ed un certo Ambrogio Incarnato, negoziante napoletano, mentre contemplava il volto della Madonna, si accorse che gli occhi della Statua si muovevano con vivacità singolare, e richiamò l'attenzione degli astanti, i quali gridarono al miracolo. La Madonna fu portata in solenne processione, moveva gli occhi guardando a destra e a sinistra in alto e in basso. Io avevo 20 anni e la vista chiara ed acuta e potei osservare in tutti i modi i movimenti di quelle divine pupille. Io vidi quegli occhi, che ora si levavano verso il Cielo, ora si abbassavano verso la terra, e si rivolgevano verso tutte le povere anime, che spaventate pregavano".

Da quel giorno Taurianova si consacrerà alla Madonna della montagna, elevandola a patrona dell'intera città festeggiandone il culto nel trittico del 7-8-9 settembre di ogni anno. La festa con il tradizionale “U ‘Mbitu” (l’invito) vissuto nella piazza antistante la chiesa della patrona; qui già nove giorni prima dell'inizio dei festeggiamenti, la cosiddetta novena, si rinnova il rito dei “luppinazzi” (lupini) i cui fasci vengono accesi direttamente dal sindaco. Il fuoco, da sempre considerato elemento propiziatorio nelle antiche comunità contadine, era il momento migliore per gli affari, per intensificare le attività agresti, il commercio, le inaugurazioni di nuovi edifici.

38.3550147,16.0147778
Dove
Taurianova

Taurianova, 89029
RC

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