Sospesa a metà tra il mare e il cielo e situata tra i misteriosi boschi delle Serre Calabresi e il paesaggio primitivo dell’Aspromonte - di cui è considerata la porta del Parco Nazionale - la cittadina di Mammola si erge in tutta la sua bellezza come un’opera d’arte dal passato antico la cui memoria viene continuamente rinnovata attraverso le sue tradizioni folkloristiche ancora molto forti.
Il suo dialetto unico è frutto delle molteplici mescolanze linguistiche della zona, che dal greco e all’arabo arrivano fino al francese e allo spagnolo. Eletta città dello stocco per la sua tradizione gastronomica, Mammola è teatro ogni anno di una rinomata sagra ad esso dedicata, durante la quale è possibile degustarne ogni declinazione calabrese, dalle più tradizionali a delle vere e proprie avanguardie che potrebbero dettare il futuro della miscelazione di sapori e ingredienti. Fondata nel IV secolo a.c. sui resti dell’antica città greca di Malèa, Mammola sorge su una rocca che vide il sanguinoso scontro tra Krotoniani e Locresi culminare nella leggendaria battaglia del fiume Sagra.
Dai fasti della Magna Grecia a oggi, Mammola è sempre stata un centro in cui arte, storia, cultura, gastronomia e vita all’aria aperta si fondono in un mix unico, colorato ed eterogeneo che profuma di gelsomini, bergamotto e aria di montagna.
Una passeggiata per Mammola
Arroccato esattamente a metà tra l’Aspromonte e la catena montuosa delle Serre, il fascinoso paese di Mammola deve moltissimo ai monaci basiliani che si rifugiarono qui per sfuggire alle persecuzioni di Costantinopoli. Indifferente all’impietoso scorrere del tempo, il borgo ha mantenuto alla perfezione il suo impianto medievale che - come per le kasbah arabe, molto frequenti nelle zone che in passato erano loro territorio di conquista e dominio - si sviluppa con viuzze, vicoletti e budelli che fanno capo a diverse piazzette centrali dallo stile pittoresco, che vedono avvicendarsi ai loro margini casette di antica memoria ammassate le une sulle altre che si alternano a fastosi palazzi nobiliari di diverse epoche: le linee aspre e pretenziose di gusto medievale si mescolano così col più raffinato stile moresco e con gli arzigogoli del barocco calabrese, per un’esplosione di forme capace di deliziare ogni sguardo.
Le chiese degne d’attenzione sono moltissime e ognuna presenta almeno un elemento unico che arricchisce la grazia e il gusto delle mirabili forme architettoniche: dalla Chiesa Matrice con le sue tre imponenti navate alla Grangia di San Biagio, ammantata di un passato illustre e munita di uno splendido altare marmoreo, passando per la cinquecentesca Chiesa barocca dell’Annunziata e per le opere di scuola caravaggesca che adornano la Chiesa dedicata a San Filippo Neri, appare evidente che qui esiste un rapporto privilegiato col sacro che vede il suo culmine nel Santuario di San Nicodemo. L’eremo - fondato dall’eremita Nicodemo in persona - sorge a un’altezza di circa 700 metri sull’altipiano di Limina, in pieno Parco Nazionale dell’Aspromonte ed è meta di un pellegrinaggio annuale che, la prima domenica di settembre, parte dal paese di Mammola e vede una partecipazione di fedeli entusiastica e numerosa. Qui vive ancora un monaco anacoreta e il santuario, oltre a essere un vero e proprio faro per la spiritualità calabrese, offre moltissimo da vedere tra gli affreschi di Nik Spatari, i resti dell’antico monastero di Kellerana, la cappelletta affrescata in cui san Nicodemo lasciò questo mondo e la splendida veduta panoramica del monte Kellerana con le sue tre croci. Di qui passa il mitico sentiero dei greci, battuto dai colonizzatori ellenici per collegare il lato costiero ionico con quello tirrenico via terra ed evitare così il salato pedaggio cui erano sottoposte le navi che transitavano per lo stretto di Messina.
Il sentiero dei greci è un percorso molto apprezzato dagli amanti del trekking e regala forti emozioni, paesaggi mozzafiato e la possibilità di passeggiare per le affascinanti rovine di borghi fantasma, abbandonati dagli abitanti in seguito a catastrofi naturali o solo per motivi migratori. Più a valle, il Parco Museo di Santa Barbara, allestito dall’artista Nik Spatari, offre uno sguardo personale e indimenticabile sulla storia e la cultura di quest’area. Spatari ha infatti recuperato l’area archeologica in cui sorgeva l’antico Monastero di Santa Barbara, riconvertendola in uno straordinario museo d’arte contemporanea che convive col glorioso passato della città. Instancabile fucina di idee e suggestioni artistiche, il MuSaBa è meta di mostre, opere e artisti da tutto il mondo, che qui rimangono estasiati dalla poesia del territorio.
LO SAPEVI CHE?
Il dialetto mammolese è considerato da linguisti e studiosi un vero e proprio tesoro glottologico. In questa tipica parlata sono infatti presenti moltissime influenze linguistiche (greco, latino, arabo, spagnolo e francese) che vanno di pari passo con la storia della cittadina. A conferma dell’importanza di questo dialetto, esistono diverse pubblicazioni di stampo saggistico e accademico sull’argomento, tra cui un dizionario edito nel 2006.
Sagre e gastronomia di Mammola
Fregiata del titolo di città del pesce stocco, Mammola è un paese dalle mille inebrianti preparazioni gastronomiche tradizionali. I mammolesi, nel corso della storia plurimillenaria della cittadina, hanno sviluppato ricette uniche e prodotti tipici che qui vengono preparati secondo tradizioni antiche con ingredienti semplici e genuini da condividere con il resto del mondo durante le numerose sagre che infiammano il borgo con cibo, musica e spettacoli nel corso dell’intero anno. Oltre al pesce stocco, prodotto principe della cucina mammolese, qui esiste una ricotta caprina - fresca o affumicata - dalla lavorazione primitiva e affascinante, che si affianca a quella del gustosissimo caprino della Limina. Da queste parti viene prodotto anche l’olio extravergine di olive della locride, diverso da tutti gli altri per la varietà di olive utilizzate e per un sapore che non ha eguali. Altri impagabili elementi culinari del circondario sono i salumi piccanti o aromatizzati al finocchietto, la pizzata di mais e le nacatole, dolci natalizi la cui prima ricetta si è persa nella notte dei tempi. Il 9 agosto di ogni anno, nelle ridenti piazze del paese debitamente adornate, si tiene la sagra dello stocco, che richiama migliaia di turisti da tutto il mondo ed è stata inserita tra le più importanti manifestazioni enogastronomiche d’Italia. Meno famose ma altrettanto interessanti, la festa del fungo e la festa dei sapori si svolgono tra ottobre e dicembre e propongono agli avventori le autentiche delizie di questa terra in vesti talvolta molto antiche. L’idea è quella di riscoprire i sapori della tradizione, che risuonano di gioia su tristi palati ormai disabituati a tanta sapienza nel sodalizio tra sapori e spezie. Meno improntata sulla gastronomia - che comunque riveste anche in questo caso un ruolo fondamentale - l’Anthesteria, festa delle antiche popolazioni della Magna Grecia, si svolge in primavera e unisce la degustazione di piatti tradizionali a una visita approfondita del borgo.