Il percorso espositivo

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Gli ambienti espositivi si snodano attraverso undici sale, suddivise in cinque sezioni, per uno sviluppo complessivo di 500 mq; le opere sono esposte secondo criteri cronologico-tematici.

Ritorno del figliol prodigo - Mattia Preti
Ritorno del figliol prodigo - Mattia Preti

I capolavori dei maestri: da Antonello da Messina a Mattia Preti

Sezione I - Sale 1-2-3-4

A partire da questi ambienti si snoda il percorso espositivo della Pinacoteca reggina che accoglie i visitatori offrendo subito alla loro visione alcuni capolavori. In queste sale si trovano le due tavolette lignee di Antonello da Messina (1430-1479), vero e proprio fiore all’occhiello della collezione reggina; dipinte nel 1457 per abbellire il gonfalone della confraternita di San Michele del Gerbini di Reggio Calabria, le tavolette rappresentano San Girolamo penitente e la Visita dei tre angeli ad Abramo. L’itinerario prosegue tra opere di pregio, tra le quali una nota di rilievo merita Il ritorno del figliol prodigo di Mattia Preti (1613-1669). Il dipinto, imponente per le dimensioni (215x231) raffigurante la nota parabola evangelica, venne acquistato nel 1972 dal Ministero della Pubblica Istruzione dalla Heim Gallery di Londra, facendo così ritorno in Italia originariamente presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria. Nella tela esposta la composizione si sviluppa lungo una diagonale, in modo tale che gli sguardi dei protagonisti si incontrino. Mattia Preti fa utilizzo di un effetto di chiaroscuro mettendo così in risalto singoli personaggi della storia. Dalla stessa scuola di ispirazione pretiana, proviene il quadro Liberazione di San Pietro dal carcere, riconducibile alla mano di uno degli allievi del grande artista nativo di Taverna (CZ). A completare questa prima tappa della visita da sottolineare la presenza di un piccolo gruppo di icone databili al XVI secolo. Queste ultime opere, tra le quali spicca la bellezza della Madonna Odigitria, sono di particolare interesse perché segnalano la persistenza in epoca moderna del culto greco ortodosso nella città anche dopo la fine dell’impero bizantino dei Romei.

Sguardi meridiani: dal mito alle nature morte

Sezione II - Sale 5-6

Nelle sale sono ospitate opere provenienti dalla “Raccolta Genoese”, costituita per la maggior parte da dipinti su tavola realizzati tra il XV ed il XVII secolo; inoltre, sono collocate le più importanti opere del XVIII secolo della collezione comunale. Tra queste meritano una menzione: le tele di Vincenzo Cannizzaro (1742-1768), poliedrico artista reggino formatosi tra Napoli e Roma e qui presente con quattro dipinti tra i quali da segnalare lo splendido Martirio di San Lorenzo e la Caduta di Simon Mago; i paesaggi di Salvator Rosa (1615-1673) il trittico delle nature morte di Lorenzo De Caro (1719-1777), olio su tela, molto in voga nel periodo in oggetto e ricercate per arredare le case della borghesia napoletana; la tela Cantiere di navi di Adrien Manglard (1695-1760) che completa questo viaggio ideale nel paesaggio meridionale. Da segnalare inoltre una scultura cinquecentesca in marmo pantelico raffigurante la figura epica del Laocoonte. La statua prende a modello il più famoso manufatto esposto ai Musei Vaticani. Il Laocoonte di Reggio era ospitato presso l’antica sede arcivescovile fin dal 1600. Attribuita a Pietro Bernini (1562-1629), la statua si presenta in dimensioni ridotte rispetto alle altre rappresentazioni da cui prende ispirazione. Nella stessa sala da segnalare vari dipinti del XVII secolo tra i quali spicca Cristo e l’adultera di Luca Giordano (1634-1705).

La ritrattistica ottocentesca

Sezione III - Sala 7

La Sala 7 presenta ritratti del XIX secolo di alcuni personaggi famosi della storia reggina, che in ambito storico politico hanno dato lustro alla città dello Stretto; fra le opere, sono presenti dipinti e sculture, di particolare pregio il Ritratto di certosino di Gaele Covelli (1872-1932) che il pittore crotonese dipinse al ritorno dai successi londinesi ed Il Sogno e Il ritratto di Fanny Salazar di Vincenzo Jerace (1862-1947). Quest’ultimo è un pregevolissimo profilo a sanguigna su cartoncino che ritrae la scrittrice Fanny Salazar Zampini, figlia del noto politico ed artista reggino Demetrio Salazar e di Dora Calcutt MacNamara. Immagini pittoriche che denotano delle venature finemente post romantiche.

La pittura dei paesaggi tra ‘800 e ‘900

Sezione IV - Sala 8

In questa sala sono esposti al centro i paesaggi del XIX secolo dei reggini Ignazio Lavagna Fieschi (1814-1871), pittore che aderì alla nota scuola d’arte di Posillipo, e Giuseppe Benassai (1835-1878), cui vanno segnalate almeno La Quiete e Aspromonte opere che segnarono il successo di critica del pittore. Ad impreziosire la sala la splendida scultura del busto Nosside di Locri di Francesco Jerace (1853-1937), esposta alla Biennale d’ Arte del 1922, capofila di altre opere scultore presenti di Saverio Gatto (1877-1959) e di Emilio Caputo (1914-1996), tutti artisti calabresi la cui presenza qualifica la raccolta cittadina e fa di essa una interessante testimonianza di arte calabrese. Proseguendo il percorso i visitatori avranno l’occasione di ammirare opere del XX secolo, con i calabresi Nick Spatari (1929), qui presente con l’opera Parto a Melito Porto Salvo, Rubens Santoro (1859-1942), Francesco Raffaele (1850-1942), Antonio Cannata (1895-1960), Enzo Benedetto (1905-1993), per citarne solo alcuni ed artisti provenienti da altre parti d’Italia come Giovanni Omiccioli (1901-1975), Giampiero Restellini (1895-1978) e Renato Guttuso (1911-1987), del quale si può ammirare una preziosa china su cartoncino che raffigura pescatore scillese.

I Maestri reggini

Sezione V - Sale 9-10-11

In queste sale sono esposte le sculture di Pasquale Panetta (1913-1989), Saverio Gatto (1877-1959), Emilio Caputo (1914-1996). Opere di diversa epoca e provenienza. Infatti, ai lati della sala 11 trovano spazio le tele dei pittori reggini Annunziato Vitrioli (1830-1900) e Tommaso Vitrioli (1857-1931), donate alla città dalla famiglia del noto latinista Diego Vitrioli. Tra le tele da segnalare la Pesca del pescespada con una mirabile visione dello Stretto, genius loci di tutti i pittori reggini.

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