Nel reggino, come in tutto il resto dello stivale, la grande storia della cucina nasce da piatti che sono nati dalla maestria dei nostri nonni (e avi tutti) nella conservazione delle provviste per l’inverno. La ricetta perfetta del salume era dettata dal conservare le carni di quel maiale del quale non si butta niente, mentre i sottoli erano frutto del sole e dell’ambiente giusto per impedire la fermentazione.
Conservazione e gusto
L’antipasto calabrese nasce così, dalla conservazione di salumi, formaggi e sottoli che hanno fatto nascere le bruschette guarnite del sole e delle risorse di questa terra. E non finisce qui: la stagionalità delle coltivazioni ha dato vita a colpi da maestro come la signora caponata “calabrese” con i colori di peperoni gialli e rossi, la melanzana, la cipolla di Tropea, zucchine e pomodori. E ancora, la parmigiana rossa che si arricchisce di prosciutto, conserva di pomodoro, uova; i tortini di verdure, le polpette, le frittele di fiori di zucca e cavolfiore, fino alle frittelle di neonata, “fritteddhi di nannata”, ovvero il sapore del formaggio stagionato assieme al pesce bianchetto freschissimo di giornata.
LO SAPEVI CHE?
C’è un detto che ci racconta tanto sulla saggezza di raccogliere risorse per il proprio sostentamento.
U miegghjiu cumpani è u pitittu. Il miglior companatico è l'appetito.